venerdì 4 ottobre 2013

Assassino Senza Volto

Dal sito della Marsilio Editori, apprendo che Henning Mankell ha vinto il premio Raymond Chandler 2013 per la serie di romanzi gialli con protagonista l'ispettore Wallander.
E' per questo che oggi parlo di questo romanzo del 1991, in Italia uscito nel 2001, che ho letto qualche tempo fa e riletto per l'occasione.
                                                           
Non parlerò della trama perché sarebbe un delitto forse peggiore di quello descritto nel romanzo, ma parlerò della figura dell'ispettore Wallander.
E' interessante notare come ci sia una sorta di filo conduttore che lega tutti gli ispettori di polizia di ogni latitudine.
L'ispettore è di solito single o divorziato. Wallander è stato lasciato da sua moglie Mona da poco, e il rapporto con la figlia che era idilliaco durante la sua infanzia, si è guastato irrimediabilmente ora che è cresciuta. Insomma, l'ispettore è un personaggio che spesso sacrifica la vita privata a favore della professione. Nel caso di Wallander c'è anche un padre anziano che avrebbe bisogno di più cure e attenzioni, ma anche qui latita.
Vengono in mente Morse, Petra Delicado, Rebus...
L'ispettore mangia male - è ingrassato di otto chili da quando l'ha lasciato la moglie - beve e fuma troppo, non sa neanche curare la sua salute. Ancora Rebus e Morse.
Le passioni: un grande classico, Wallander adora la musica classica e la lirica. Morse.
A prima vista, non sembrerebbe un granché. Chi vorrebbe avere a che fare con un tipo del genere? Eppure questi personaggi riescono ad accattivarsi le nostre simpatie, e seguiamo con trepidazione le loro avventure.

Dopo questa prima puntata, possiamo continuare a seguire le vicende di Wallander nei romanzi successivi, ed è in uscita l'ultima sua fatica, il 9 ottobre
                                                                

un altro consiglio per il venerdì del libro di homemademamma.


1 commento:

  1. Wallander è stata una piacevole compagnia da treno di qualche anno fa. Seriale, ma ben scritto, non c'è che dire.

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