venerdì 31 maggio 2013

Venivamo tutte per mare

Julie Otsuka, l'autrice di questo libro, è una Americana di origine giapponese, e questo è il racconto delle migliaia di giovani donne giapponesi che giunsero in America all'inizio del Novecento.
A quell'epoca le ragazze, alcune giovanissime, venivano "vendute" dalle loro famiglie a dei mariti immigrati in America. Le spose per corrispondenza affrontavano il viaggio per mare con una foto del loro futuro marito e con tante speranze e tanti sogni.

Invece di prendere una storia e raccontarla, Otsuka decide di raccontarle tutte. Tante voci si sovrappongono in questa narrazione, e ognuna racconta la sua esperienza contemporaneamente. 

Abbiamo i vari capitoli che corrispondono alle fasi del loro viaggio, il primo - Venite, Giapponesi! - è il viaggio vero e proprio sulla nave che le porta nella Terra Promessa
Sulla nave eravamo quasi tutte vergini. Avevamo i capelli lunghi e neri e i piedi piatti e larghi, e non eravamo molto alte. Alcune di noi erano cresciute solo a pappa di riso e avevano le gambe un po' storte, e alcune di noi avevano appena quattordici anni ed erano ancora bambine.

Il secondo capitolo, dopo l'incontro con la dura realtà, è la Prima notte. Poi si parla dei Bianchi, e dei rapporti con la comunità locale. Arrivano poi i Bambini, tantissimi, fino a uno all'anno per alcune e nessuno per altre. Ne I figli, le vite di questi bambini che crescevano praticamente soli, senza mai piangere e senza lamentarsi.
Con l'arrivo della guerra mondiale, i Giapponesi sono i Traditori
Le dicerie cominciarono a raggiungerci il secondo giorno di guerra. 
I giapponesi non sono più tollerati, e molti verranno rimandati a casa, la partenza e i preparativi in Ultimo giorno
Ultimo capitolo La Scomparsa. Le case e le attività lasciate vuote, la gente che si chiede dove siano finiti, sono in un posto sicuro? Torneranno mai?

140 pagine che si leggono in un soffio per il venerdì del libro di homemademamma.


venerdì 24 maggio 2013

Letture disordinate

Per il consueto appuntamento del venerdì di Homemademamma, non ho un solo libro di cui parlare, perché questo momento è per me molto disordinato, comincio libri, non ne sono troppo soddisfatta, li accantono momentaneamente e ne comincio altri... insomma, questo è il risultato



una pigna! Alcuni letti, finiti e gustati, altri a metà o all'inizio, altri finiti ma non convincenti.

Cominciamo da uno che ha avuto un inizio problematico ma che poi è "filato via" bene e ha dato anche qualche soddisfazione



Il linguaggio segreto dei fiori di Vanessa Diffenbaugh, già consigliato da mammalaura
Anche a me il romanzo è piaciuto, ed io che non ho decisamente il 
pollice verde, mi sono ritrovata a segnare sul mio libricino i significati dei fiori. 
Per esempio, ho scoperto con dispiacere che i girasoli, che a me piacciono molto, sono simbolo di false ricchezze...ma c'è sempre la possibilità che abbiano anche un altro significato.
E domenica scorsa, quando il mio Calvin mi ha regalato una calla, mi sono sorpresa a domandarmi chissà quale significato ha questo fiore? (eh, no, in questo romanzo le calle non sono nominate).
In ogni caso, una bella storia romantica.

Un po' meno bello, secondo me, è invece questo romanzo di Mariapia Veladiano



Premio Calvino 2010 e quasi Premio Strega. Si è già parlato abbondantemente dei libri premiati o pluripremiati, pompati o meno dalle case editrici. Questo ne è, sempre secondo me, un esempio tipico. Non si fa fatica a leggere, è scritto bene, ma lascia un po' così...
Nello specifico parla di una donna brutta, ma brutta, ma talmente brutta, che quando va al cinema entra di soppiatto e si siede sempre nell'ultima fila per essere vista da meno persone possibile. E questa bruttezza l'accompagna sin dalla nascita. Ora, siamo onesti, ma quanto può essere brutta una bambina? 
E infatti, poi scopriamo che forse forse non è che sia proprio così. Ma rimane comunque ambiguo e gli avvenimenti li trovo piuttosto sconclusionati.

Un romanzo che ho cominciato ma che non ho ancora finito, è invece questo



cominciato un sabato mattina in un'ora buca a scuola perché non avevo altro per le mani (questo era stato "abbandonato" dal proprietario, un collega che ne aveva un doppione). 
Siamo a Milano, anni '70. Misia, Livio e Marco si incontrano e ne seguiremo le vicende per vent'anni. Per ora ho letto dell'incontro di Misia e Livio, avendo letto il risvolto di copertina so già che non ci sarà una storia d'amore, come Livio vorrebbe. 
Vedremo quali vicende si svilupperanno anche dall'incontro con il terzo personaggio, Marco, il grande amico di Livio. Per ora promette bene.

Un piccolissimo saggio di Edgar Morin intitolato La testa ben fatta è l'altro libro della pigna



ho ordinato questo libro da un noto venditore di libri on line, perché non riuscivo a trovarlo in biblio, e dopo aver partecipato ad un paio di corsi di aggiornamento dove lo consigliavano caldamente, ho deciso di acquistarlo. Beh, questo è un po' per addetti ai lavori, insomma, lettura tipica da aspirante insegnante. A differenza di quello di Gardner, del quale ho già parlato qui, questo non è proprio così godibile.

Quasi alla fine (coraggio), un bel romanzo di David Nicholls



già consigliato da 'povna e della quale condivido l'opinione. 
Proprio bello!
L'ho letto in italiano, purtroppo, ma forse l'edizione era diversa, perché non ho notato gli orrori di cui parlava... che mi siano sfuggiti presa dalla trama? Non credo, niente parlata veneta o cibo schifoso!
La mia bibliotecaria si è vibratamente lamentata perché è triste...e vabbè, ma bello non è sinonimo di lieto fine, no?

Infine, come librone da comodino (si fa per dire perché io non riesco a leggere a letto), da tavolino del salotto diciamo, che mi accompagnerà per qualche mese, è il famoso Trevelyan



sono una patita della storia, e soprattutto della storia inglese, quindi ho preso in prestito questo manuale dalla biblioteca della scuola, ed ho intenzione di leggermelo tutto!! Inframezzato naturalmente da tantissimi romanzi storici, gialli e romantici (che a quanto pare in questo periodo sono quelli che apprezzo di più).


martedì 14 maggio 2013

Prove ente inutile

Che bello! Oggi c'erano le prove ente inutile! Non vedevo l'ora di passare tutto il pomeriggio a tabulare risposte insulse a domande personali o strafalcioni di italiano e matematica.

Quando poi arriveranno i risultati sarà una vera sorpresa sapere che nella classe dei coccodrilli (prima Granburrone) c'è Campanellino che ha sbagliato il novanta per cento delle risposte di matematica...meno male che ci saranno i grafici che lo segnaleranno e noi dovremo chiederci: ma come mai? Non ce n'eravamo accorti!?!

Ma loro, furbi, incroceranno i dati con le risposte date nel questionario virgulti... e allora lì sì che si capiranno molte cose! Perché saranno pure anonimi (risata), ma intanto bisogna inserire la professione e nazionalità dei genitori, se il virgulto è H o solo DSA (solo?) o magari BES. 
Poi chiedono, così...indifferenti..."maaaa, in casa parli italiano, dialetto o una lingua straniera?" oppure "maaa, quanti libri hai in casa?" o ancora "maaaa, quanto tempo passi davanti alla tv o con i videogiochi?"
Perché loro, lì all'ente inutile non lo sanno. 
Vi dò una notizia: noi sì. Sappèmmolo! Senza questionario virgulti! Pensa che fighi! Che siam mica qui a pettinar le bambole, eh!
E, altra notizia, noi sappiamo anche quando rispondono ad minchiam al questionario virgulti, e voi no!

martedì 7 maggio 2013

Dialogo tra nativi digitali

Calvin: cosa vuol dire link?
Charlie Brown: è..., cioè, tipo quando vai su wikipedia, no? Che ci sono quelle parole sottolineate che se le schiacci ti portano su quella cosa...
Aliceland: dicesi collegamento
Charlie Brown: ah! Davvero?
Calvin: ah!

domenica 5 maggio 2013

venerdì 3 maggio 2013

L'uomo che cambiò i cieli

Se l'universo era infinito, c'erano infiniti mondi e infiniti esseri, e la corruzione e il peccato e la redenzione, che dall'inizio dei tempi avevano segnato la storia dell'uomo sulla terra, perdevano valore dinanzi all'immane magnificenza di quella imperscrutabile moltitudine

Questo romanzo di Francesco Ongaro, racconta la storia di un astronomo danese, Tycho Brahe, vissuto nel XVI secolo.
La fortuna e i rovesci di fortuna accadevano nello spazio di pochi giorni, a seconda delle convenienze o delle simpatie di un mecenate.
Tycho è nelle grazie del re Federico II, che gli concede in feudo l'isola di Hven per costruire un osservatorio. Gli succede Cristiano IV, e sarà costretto ad abbandonare la sua casa e ad andare in esilio con tutta la sua famiglia.

Siamo inoltre nel periodo cruciale in cui si comincia a mettere in discussione il sistema tolemaico, gli astronomi si dividono tra tolemaici e copernicani. Accettare il sistema copernicano voleva dire rivedere completamente la visione anche dell'uomo, per questo Tycho, nonostante le ottime intuizioni, non riesce a staccarsi completamente da Tolomeo.
Nel romanzo compaiono tutti gli astronomi dell'epoca, i loro rapporti e le loro rivalità e i plagi.

Il punto di vista è quello di Jep, un nano deforme che Tycho incontra quando va sull'isola e che decide di tenere sotto la sua protezione. Pare che Jep abbia delle doti divinatorie, per questo Tycho lo terrà con sè e lo istruirà, facendone un suo discepolo e aiutante.
Nel romanzo, quindi, anche il dramma personale di Jep, un uomo intelligente in un corpo da bambino e per di più gobbo.

Con questo romanzo partecipo al venerdì del libro di homemademamma.